Il Tenore Ostinato

Diminuendo e improvvisando tra Cinque e Seicento

Nell’immaginario collettivo tenore è un signore un po’ tarchiato, stolido, variamente agiato a cui la natura ha capricciosamente dispensato particolari doti vocali. Intento di questo programma è riferirsi non solo al registro vocale, ma a quel gioco di significati che il termine tenore, abbinato a ostinato, può sottintendere.

Nelle prime forme di polifonia il tenor solitamente era una linea data, derivata dal canto gregoriano, sopra la quale successivamente si aggiunsero il cantratenor, il discantus, e il bassus. Anche le prime Bassedanze, documentate nei trattati quattrocenteschi di Domenico da Piacenza e Guglielmo Ebreo, di cui non sono riportate le relative musiche, erano composte sopra dei tenor. Quello della Danza Alta di Francisco de La Torre, accompagna, attraverso una rilettura in parte contaminata, una coreografia che prende spunto dalla Bassadanza Lauro, attribuita a Lorenzo de’ Medici.

Durante il Cinquecento il tenor assume anche il significato di struttura armonica, più tardi detta basso ostinato, una sequenza ripetitiva che ebbe sviluppo in numerose forme di danza passo e mezzo, follia, romanesca, bergamasca e soprattutto passacaglia e ciaccona. Questa pratica, che trova tuttora espressione soprattutto nel blues, riscosse all’epoca ampio favore, ne sono esempio quasi spudorato i due brani di Sances. Gli ostinati, che all’epoca si prestarono perfettamente alla pratica dell’improvvisazione, sono per noi la traccia per improvvisare in stile: “passegiando sopra li tenori”, oppure, secondo la pratica della “diminuzione”, fiorendo una linea specifica, o ancora “diminuendo alla bastarda”, ovvero passeggiando attraverso le varie linee della polifonia, ma anche per improvvisare in modo più libero, fluttuante quasi jazzato.

Gli interventi danzati enfatizzano i giochi improvvisativi attuati dalla voce e dagli strumenti, in una sorta di raccordo in movimento. Le coreografie, composte per l’occasione, attingono alle fonti storiche, mostrando analogie e differenze tra codici tecnici e coreografici di diversa provenienza. Denominatore comune, anche negli interventi danzati, è l’idea di “diminuzione”, che qui si esplica in una composizione coreografica solistica, oltre la filologia.

(Paolo Fanciullacci - Gloria Giordano)

INTERPRETI
Paolo Fanciullacci tenore, flauto di corno, gaita, percussioni
Andrea Inghisciano cornetto
Andrea Perugi clavicembalo

Gloria Giordano coreografie e danza

© Gloria Giordano 2014